In breve
Grandi cambiamenti, alcuni dei quali difficilmente pronosticabili, si sono realizzati nel panorama politico italiano. Appare dunque opportuno ripercorrere brevemente, con adeguata analisi giuridica, le tappe che hanno portato alla formazione del nuovo governo Draghi, evidenziando soprattutto il ruolo fondamentale giocato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
L’analisi dei fatti
Lo scenario di una possibile crisi di governo sembrava, fino ai primissimi giorni di gennaio, una minaccia remota e aleatoria, destinata, come ogni fenomeno di analoga natura, a concludersi in un polverone mediatico e nella successiva riappacificazione delle parti contrapposte.
Le tensioni interne tra il Presidente – ormai uscente – del Consiglio, Giuseppe Conte, e Matteo Renzi, senatore di Italia Viva, partito della stessa compagine governativa, sono sfociate nella tanto temuta crisi di governo. Tenendo conto del particolare momento storico, sociale, politico ed economico che il Paese sta vivendo, molte sono state le perplessità sollevate dal susseguirsi dalle recenti vicende politiche, che hanno portato a quella che nell’ambito del diritto costituzionale è conosciuta come una “crisi al buio”. Tale si definisce qualsiasi crisi di governo a fronte della quale le forze parlamentari non sono riuscite a pervenire ad una sintesi politica in grado di fornire una soluzione alla crisi stessa. A tal proposito, è bene ricordare che il nostro ordinamento giuridico, a differenza di quello tedesco, non prevede l’istituto della cosiddetta “sfiducia costruttiva”, particolare meccanismo costituzionale che impedisce le crisi al buio e che consente al Parlamento di votare la sfiducia al governo solo se contestualmente elegge, a maggioranza assoluta, un successore.
Questa improvvisa crisi ha determinato un’insanabile menomazione della compagine governativa, incapace di ottenere una maggioranza parlamentare adeguata ai fini del corretto espletamento delle proprie funzioni. Pertanto, il Presidente Mattarella, assolvendo ai suoi doveri istituzionali, ha conferito un mandato esplorativo al Presidente della Camera Roberto Fico, con il compito di accertare la capacità della maggioranza uscente di dar vita al Conte – ter. E proprio a fronte dei riscontri ottenuti, sempre rispettoso delle indicazioni fornite dal Parlamento, Mattarella ha tagliato la testa al toro, individuando in Mario Draghi la figura di massimo rilievo cui attribuire il compito di formare un nuovo governo.
Il Presidente della Repubblica, tra garante della Costituzione e Organo Governante
Ai fini di questa breve trattazione, appare opportuno soffermare la nostra attenzione sul ruolo svolto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ma ancor prima, è bene precisare alcuni aspetti, pochi, necessari per una piena comprensione delle dinamiche giuridiche e politiche cui assistiamo.
L’articolo 1 della Costituzione fa espresso riferimento al concetto di democrazia, termine con cui si indica una forma di stato in cui il potere è esercitato direttamente dal popolo o dal popolo a mezzo di rappresentanti da loro votati. Il nostro ordinamento fa propria la seconda nozione di democrazia, ossia quella di democrazia mediata o indiretta. Ma ad un’analisi ancor più dettagliata, rileviamo come la nostra sia a tutti gli effetti una democrazia kelseniana[1], retta dalla condivisione dei poteri e basata sul compromesso, necessario per il raggiungimento di una sintesi politica tra i diversi partiti.
Riprendendo il discorso della formazione del governo, si rileva chiaramente come la figura del Presidente della Repubblica sia un’istanza dialettica tra i partiti, in quanto in grado di cambiare ruolo a seconda degli interpreti e a seconda degli equilibri politici del momento: se i rapporti tra partiti sono stabili, il Presidente ricoprirà il ruolo di semplice garante di valori costituzionali imprescindibili, lasciando le decisioni più importanti agli stessi partiti; ma se, al contrario, le coalizioni sono instabili e incapaci di creare una maggioranza forte, allora in capo al Presidente sorgono poteri decisionali rilevanti, come quello di partecipare attivamente alla formazione del governo. Quindi, è chiaro come i poteri del Presidente della Repubblica siano poteri “a fisarmonica”, capaci di una maggiore o minore espansione a seconda delle circostanze del caso. E altrettanto chiaro è il fatto che, in questo contesto di instabilità politica, il Presidente abbia assunto responsabilità dal peso specifico notevole. Per quanto le libere elezioni siano massima espressione di democrazia, non sempre ad esse è possibile ricorrere, come evidenziato da Mattarella nel suo discorso per il conferimento dell’incarico di formare il governo a Mario Draghi: scioglimento delle camere ed elezioni, adesso, avrebbero comportato un imperdonabile ritardo che avremmo potuto pagare caro sia dal punto di vista della diffusione del contagio, sia dal punto di vista della risoluzione delle sfide economiche che la pandemia ha posto.
Inoltre, trovo condivisibili le parole di Massimo Luciani, noto costituzionalista, che ha evidenziato come, per quanto la Costituzione sia rigida, e in quanto tale modificabile solo con un procedimento aggravato nondimeno essa sia flessibile nell’applicazione dei suoi principi, in quanto volta a garantire il raggiungimento di un equilibrio che consenta alla politica di operare in condizioni ottimali. Questa osservazione sembrerebbe giustificare quanto fatto dal Presidente Mattarella. Questi ha portato a compimento un difficile processo di sintesi tra forze politiche apparentemente incompatibili, con la creazione di un governo di unità nazionale, necessariamente accompagnato da una dimostrazione di responsabilità delle varie forze politiche, che riprende per molti aspetti l’esperimento, già provato in Germania nel 2018, della Grosse Koalition.
Mattarella, grazie alle sue capacità di mediazione e alla neutralità politica della funzione che esercita, è riuscito a trovare il bandolo della matassa, ponendo le condizioni per la creazione di un nuovo governo tecnico – istituzionale, con componenti tecniche e politiche, necessario per tirare su l’Italia dalle ceneri della pandemia e della crisi economica.
[1] Sabino Cassese, La Democrazia e i suoi limiti
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